Fanny Brawne
Newport, 8 luglio 1819
Mia dolce fanciulla,
la tua lettera mi ha dato una gioia che nessun altra cosa al mondo eccetto tu stessa può darmi. In verità sono stupito che una persona assente possa avere sui miei sensi quel voluttuoso potere che sento. Anche quando non ti penso ricevo il tuo influsso e una grande tenerezza mi pervade. Trovo che tutti i miei pensieri, tutti i miei giorni e le mie notti più infelici non mi abbiano affatto guarito dal mio amore per la Bellezza, al contrario l’hanno reso così intenso che mi sento meschino a non averti qui con me: o piuttosto, respiro in quella sorta di noiosa rassegnazione che non può esser chiamata Vita. Non ho mai saputo prima che cosa fosse un amore simile a quello che tu mi hai fatto provare; non ci credevo; la mia Immaginazione lo temeva, temeva che mi bruciasse. Ma se tu mi amerai pienamente, qualunque fuoco ci sia, non sarà più forte di quello che potremo sopportare quando saremo inumiditi e irrorati dai Piaceri. Menzioni “gente orribile” e mi chiedi se dipende da loro che ti riveda. Sforzati di capirmi, amor mio, ti ho nel cuore a tal punto che devo farmi Mentore quando scorgo un pericolo per te. Io non vorrei vedere altro che Piacere nei tuoi occhi, amore sulle tue labbra, e Felicità nei tuoi passi. Vorrei vederti tra quegli svaghi adatti alle tue inclinazioni e al tuo animo; così che i nostri amori fossero una delizia tra tanti Piaceri abbastanza gradevoli, piuttosto che una risorsa contro fastidi e affanni. Ma dubito molto che nel caso peggiore sarò abbastanza filosofo da seguire i miei stessi precetti: se vedessi che la mia decisione ti causa dolore, non potrei. Perché non posso parlare della tua Bellezza, dal momento che senza di essa non avrei potuto amarti? Non so concepire altro inizio che non sia la Bellezza, per un amore come quello che nutro per te. Può esserci una sorta di amore per il quale, senza la minima ironia, ho il più alto rispetto e che posso ammirare in altri: ma esso non ha la ricchezza, lo splendore, la forma piena, l’incanto dell’amore che sente il mio cuore. Lascia dunque che parli della tua bellezza, anche a mio rischio, se mai tu fossi così crudele con me da sperimentare altrove il suo Potere. Dici di temere che io possa pensare che non mi ami – così dicendo mi fai desiderare ancor più di esserti accanto. Qui faccio diligente uso delle mie capacità, non lascio passare giorno senza allungare qualche verso sciolto o inanellare qualche rima; devo confessare (dato che sono sull’argomento) che ti amo ancor più in quanto credo di esserti piaciuto per quel che sono e null’altro. Ho incontrato donne che, sono convinto, vorrebbero esser sposate a un Poema ed esser accompagnate all’altare da un Romanzo. Ho visto la tua Cometa e vorrei soltanto che essa fosse un segno di guarigione per il povero Rice, poiché la malattia lo rende un compagno un po’ malinconico: tanto più quando si sforza di dominare i suoi sentimenti e di nascondermeli con Giochi di parole forzati. Ho baciato il tuo scritto nella speranza che tu mi abbia accontentato lasciandovi una traccia di miele. Come è stato il tuo sogno? Dimmelo ed io lo interpreterò.
Sempre tuo, amor mio!
John Keats
Non accusarmi di indugiare. Qui non abbiamo la possibilità di spedire lettere ogni giorno. Scrivi subito.
Shanklin, Isola di Wight,
giovedì 3 luglio 1819
Mia diletta Signora,
sono contento di non essere riuscito a spedire una lettera che avevo scritto per te martedì sera – era troppo somigliante a una della Héloise di Rousseau. Questa mattina sono più ragionevole.
La mattina è per me la sola ora adatta per scrivere alla bellissima Ragazza che amo tanto: poiché la sera, quando il solitario giorno è giunto a conclusione e la solitaria, silenziosa Camera, priva di armonie, aspetta di accogliermi come in un Sepolcro, allora, credimi, la passione mi possiede interamente, allora non vorrei che tu vedessi quegli impeti ai quali un tempo credevo non mi sarei mai abbandonato e dei quali in altri tempi ho spesso riso, per timore che tu mi giudicassi o troppo infelice o forse un po’ folle. Mi trovo di fronte alla finestra di un bellissimo cottage, che guarda su una magnifica campagna collinosa e da cui si intravede il mare – la mattina – è molto bella. Non so quanto sarebbe agile il mio spirito, quale piacere proverei nel vivere qui, respirare, vagare libero come un cervo per questa magnifica costa, se non mi pesasse tanto il tuo ricordo. Non ho mai conosciuto la pura Felicità per molti giorni di seguito: la morte o la malattia di altri (1) hanno sempre afflitto le mie ore – e ora che non sono oppresso da simili pene, è duro ammettere che un altro dolore mi perseguita. Chiedi a te stessa, amore mio, se non sei crudele per avermi irretito così, per aver distrutto così la mia libertà. Confessalo nella lettera che devi scrivermi immediatamente e dì tutto ciò che puoi per consolarmi – falla ricca come un filtro di papaveri per inebriarmi – scrivi le parole più tenere e baciale, che io possa almeno posare le mie labbra dove furono le tue. Quanto a me, io non so come esprimere la mia adorazione per tanta bellezza: voglio una parola più luminosa di luminosa , più bella di bella. Vorrei che fossimo farfalle e che vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria. Ma per quanto io possa sentirmi egoista, sono sicuro che mai potrò agire come tale: come ti dissi un giorno o due prima di lasciare Hampstead, non tornerò mai più a Londra se il fato non mi assegna un asso(2) o almeno una figura. Benché io concentri la mia Felicità in te, non posso sperare di occupare interamente il tuo cuore, in verità, se pensassi che provi per me tutto quello che provo io per te in questo momento, non credo che potrei trattenermi dal correre da te domani per la gioia di un solo abbraccio. Ma no – io devo vivere di speranza e Caso. Se si verificasse il peggio, ti amerò ancora – ma quale odio avrò per altri! Alcuni versi letti l’altro giorno mi risuonano di continuo nelle orecchie:
Vedere quegli occhi a me cari più dei miei
Lanciare favori ad altri
E quelle dolci labbra (prodighe di nettare immortale)
Teneramente premute su labbra altrui
Pensa, pensa Francesca, che maledizione
Oltre ogni dire! (3)
Scrivi immediatamente. Qui la posta non arriva, perciò indirizza a “Ufficio postale, Newport, Isola di Wight”. So che prima di sera maledirò me stesso per averti spedito una lettera così fredda: però è meglio che lo faccia finchè sono padrone dei miei sensi.
Sii buona quanto te lo permette la lontananza col tuo
J. Keats
1 Thomas Keats il fratello del poeta, era morto circa sette mesi prima della data di questa lettera
2 Nel testo “Pam” si allude al gioco di carte, detto in francese “mouche”
3 Dal “Duca di Milano”, di cui Keats da una versione leggermente diversa
4 La Signora Brawne, vedova, dimorava a Hampstead con i suoi tre figli Fanny, Samuel e Margaret.
Dolcissima Fanny,
Temi, a volte, che io non ti ami quanto vorresti? Mia cara Fanciulla, ti amo sempre, sempre e senza riserve. Più ti conosco e più ti amo. In ogni caso – anche le mie gelosie non sono che angosce d’amore; nell’accesso più violento avrei voluto morire per te. Ti ho vessata troppo. Ma per amore! Posso forse evitarlo? Tu sei sempre nuova. Il tuo ultimo bacio è sempre il più dolce, l’ultimo sorriso il più radioso, l'ultimo gesto il più leggiadro. Quando ieri sei passata sotto la mia finestra, ero colmo d’ammirazione come se ti vedessi per la prima volta. Una volta hai espresso il rammarico che io amassi solamente la tua Bellezza. Non ho dunque altro da amare in te? Non vedo forse un cuore per sua natura alato, imprigionarsi con me? Nessuna prospettiva avversa è stata in grado di distogliere da me I tuoi pensieri per un solo momento. Ciò potrebbe essere motivo di dolore oltre che di gioia – ma di questo non voglio parlare. Anche se non mi amassi io non potrei non nutrire per te una devozione totale: quanto più profonda devo dunque sentirla, sapendo che mi ami. Mai una mente più inappagata ed inquieta della mia fu posta in un corpo troppo piccolo per contenerla. Mai ho sentito la mia mente riposare con gioia totale e serena su alcuna cosa – su alcuna persona tranne te.
Quando sei nella stanza, I miei pensieri non fuggono mai dalla finestra: tutti i miei sensi si concentrano su di te. L’ansia che trapela dal tuo ultimo biglietto riguardo ai nostri Amori è fonte di grande piacere per me: ma non devi più permettere che simili congetture ti turbino, come non crederò più che tu possa nutrire il minimo risentimento nei miei confronti. Brown è uscito – ma c’è la signora Wylie – quando se ne sarà andata starò sveglio per te. Saluti a tua Madre.
Il tuo affezionato
J. Keats
25 College Street
13 Orrobre 1819
Mia diletta fanciulla,
mi sono appena messo a trascrivere qualche verso in bella copia. Ma non riesco a procedere in maniera soddisfacente. Devo scriverti una o due righe, per vedere se ciò mi aiuterà a toglierti dalla mia Mente anche se per breve tempo. Ti giuro sulla mia Anima, non riesco a pensare ad altro. E’ passato il tempo in cui avevo la forza di avvertirti e metterti in guardia sul poco promettente mattino della mia vita. Il mio amore mi ha reso egoista. Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti – la mia vita sembra fermarsi lì – non vedo oltre. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione di essere sul punto di dissolvermi – sarei estremamente infelice senza la prospettiva di rivederti presto. Avrei paura di staccarmi da te. Mia soave Fanny, il tuo cuore non cambierà mai? E’ così amore mio? Non ha limiti ora il mio amore… E’ arrivato in questo momento il tuo biglietto. Non potrei essere più felice. Ora che sono lontano da te. E più ricco di una Nave di Perle. Non minacciarmi neppure per scherzo. Un tempo mi stupivo che gli uomini potessero morire martiri per una religione – ne rabbrividivo. Ora non rabbrividisco più – accetterei il martirio per la mia religione, l’Amore è la mia religione, e tu sei l’unico dogma. Mi hai rapito grazie a un potere cui non posso resistere, eppure fui capace di resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti vista mi sono sforzato spesso di “ragionare contro le ragioni del mio amore”. Ora non ne sono più capace. Il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
Tuo per sempre
John Keats
La femme d'a coté - La donna della porta accanto - Prefazione al testo
LEGGIADRA STELLA Lettere a Fanny Brawne - Archinto Editore
a cura di Nadia FUSINI
..."E qui accade un'altra cosa strana: quando finalmente nel 1878 queste lettere d'amore compariranno in forma di libro, sapete che successe?
Critici e lettori se la presero con Fanny, la dichiararono indegna dell'amore del poeta. Perchè?Come si spiega?
Disturbava il tono di queste lettere niente affatto sentimentali, a tratti violente fino al sadismo, a tratti remissive fino al masochismo, a tratti istrioniche fino al grottesco. Tutte tonalità profondamente inquietanti per la coscienza morale vittoriana: (...)
I quali non potevano, non volevano credere che un uomo si facesse così debole fino all'umiliazione, o fosse così pronto a cedere fino a dissolversi, o volesse con tanta frenesia arrendersi al potere dell'amore, o fosse così disposto all'abbandono...
Era un timbro erotico nuovo, che emanava vibrazioni serpentine, produceva contrazioni, convulsioni così poco virili.
Era quasi come se in amore l'uomo perdesse la sua virilità, si facesse femmineo, femminile, cedevole, sinuoso, pronto a tutto.
I sentimenti vanno dominati, le passioni controllate, tuonarono i rispettabili interpreti della moralità vittoriana: in ciò consiste la virtù virile.
Mentre le lettere mostravano un uomo ammalato, patologicamente schiavo di una passione ambigua, vittima di un'infezione sensuale ripugnante. Le lettere andavano distrutte, erano lesive della fama del poeta. (...)
Non capirono questi dotti signori che Keats era sempre lo stesso sia nell'amore, che nella poesia: un camaleonte. E l'amante, il poeta, secondo l'insegnamento di Shakespeare, da lui supremamente amato, sono creature della metamorfosi.
Non capirono quello che oggi a noi risulta chiaro, abbagliante: queste lettere d'amore sono tra le più belle mai scritte. Nel loro candore, nella loro febbre, nella loro lontananza da ogni cliché stilnovista o romantico ci incalzano a battere l'unico tempo che l'ebrezza dell'amore conosca, quello spasmodico di quando a danzare sono amore e morte, fino al diapason.
Nadia FUSINI
7 novembre 2015 - 16 agosto 2018 ed a seguire