Amor, che m'envocasti con doi lumi
de doi beli occhi dov'io me strugo e (s)face,
da bianca neve e da rosa vivace,
da un bel parlar in donnessi costumi.
Tal che tanto ardo, ch(e) né mar né fiumi
spegner potrian quel foco; ma non mi spiace,
poiché 'l mio ardor tanto di ben mi face,
ch'ardendo onion piud'arder me consu(mi).
Quanto fu dolce el giogo e la catena
de' tuoi candidi braci al col mio vòl(ti)
che sogliendomi, io sento mortal pen(a).
D'altre cose io non dico, che for m(olti)
ché soperchia docenza a mo(r)te men(a)
e però tacio, a te i pens(er) rivolti.
Raffaello Sanzio
Primo Sonetto
Amore,
che mi hai adescato con la luce di due occhi belli,
al cospetto dei quali io mi struggo,
con una pelle a tratti candida come la neve,
a tratti colore di rosa vivace,
col il tuo bel modo femminile di parlare.
Tanto ardo, che né mare né fiumi
potrebbero spegnere quel fuoco;
ma ciò non mi spiace,
perché il mio ardore mi dà una soave voluttà,
che sempre più ardendo, mi consuma.
Quanto fu dolce il giogo e la catena
delle tue candide braccia strette al mio collo!
Sciogliendomi dall'abbraccio
io sento una pena mortale.
D'altre cose non dico, che sarebbero molte,
perché parlare di tutto questo
potrebbe avere gravi conseguenze,
e perciò taccio i pensieri a te rivolti.