I tuoi occhi io
non li vorrei diversi;
i tuoi occhi che
hanno visto due piani,
hanno visto il paese, le carte, i gabbiani;
i tuoi occhi marroni
(che sembrano buoni);
i tuoi occhi di avvento,
che mettono dentro:
madonne, penombre, cordogli, sottane;
i tuoi occhi di spavento,
i tuoi occhi di concerto,
i tuoi occhi senza eguali;
i tuoi occhi senza occhiali;
i tuoi occhi
i tuoi occhi di mele,
di corrieri e corriere,
i tuoi occhi di appartamento,
i tuoi occhi che canto;
i tuoi occhi li spoglio, li scorgo,
i tuoi occhi di albergo;
i tuoi occhi io
non li vorrei diversi (li vorrei davanti),
anche quando
fanno male,
anche quando
non mi amano ancora o amano ancora un'altra;
quando guardano l'ora,
che è tardi, che è l'ora di andare.
Li vorrei uguali,
pur di averli così adesso,
per questo solo e unico istante,
che leggono un verso
e un altro e un altro ancora
e finalmente,
interamente
(in fondo, per sempre),
stavolta son miei.
Beatrice Zerbini