La sua defiizione - "la sofferenza è felicità capovolta" - era abbastanza originale e acuta da rimanere impressa nella memoria. Tuttavia quella sera non era stata l'intelligenza brillante di Khaderbai a descrivere il vero volto arido e impaurito della sofferenza umana, ma le secche parole di Khaled Ansari, il palestinese. La sua definizione era quella che mi aveva colpito di più. Le sue parole semplici e dirette esprimevano nel modo più chiaro ciò che ogni prigioniero, e chiunque viva abbastanza a lungo, sa bene: ogni sofferenza deriva da una perdita.
Da giovani pensiamo che il dolore sia causato dagli altri.
Quando invecchiamo, e in un modo o nell'altro vi viene sbattuta la porta in faccia, comprendiamo che la vera sofferenza si misura con ciò che abbiamo perduto.
Pag. 375 di SHANTARAM di G.D. ROBERTS
Sono d'accordo la vera sofferenza si misura con ciò che abbiamo perduto: la morte di persone che ci sono care, la perdita di diritti essenziali come la libertà, la fine di un'amicizia, di un amore.
Il rammarico per ciò che avrebbe potuto essere e non sarà mai...
Iris
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