In generale, assai più di ciò che si ha o di ciò che si rappresenta conta per la nostra felicità ciò che si è, ossia quel che si ha in se stessi; questi beni ne sono anzi la prima condizione, perchè l'individualità ci accompagna sempre e dovunque, colorando di sè ogni sensazione. Anche nella felicità noi godiamo anzitutto di noi stessi ed è una legge che vale in tutto e per tutto, non solo per i piaceri fisici,ma anche per quelli spirituali. Perciò veramente acuto è l'idiomatismo inglese " to enjoy onself", in virtù del quale noi diciamo "egli gode Parigi" ma "egli gode sè a Parigi".
Nel bene e nel male, eccezion fatta delle grandi sventure, i casi e gli avvenimenti personali hanno sempre meno importanza che la qualità e il grado di sensibilità di chi li vive. Ciò che uno è ed ha in sè come la personalità e il valore sono il fattore immediato della felicità e del benessere. Tutto il resto è mediato, quindi l'azione può essere annullata, la personalità no. "Nam natura perennis est, non opes" -Aristotele.
Arthur SCHOPENHAUER
martedì 7 luglio 2009
Arthur SCHOPENHAUER
martedì 7 luglio 2009
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