In una giornata di votazioni e referendum riporto uno scritto di Polibio (*), che è per me spunto di riflessioni.
IrisNon occorre un lungo ragionamento per dimostrare che su tutti gli esseri incombe la distruzione e il mutamento, poichè la necessità naturale lo dimostra ampiamente: due sono le forze per le quali ogni Stato è soggetto naturalmente a perire, l'una esterna, l'altra interna; difficile è l'esame delle forze esterne mentre sono evidenti i fattori interni (...) Quando infatti uno stato, liberatosi da molti e gravi pericoli, raggiunge un potere incontrastato, va da sè che i cittadini conducano una vita più sontuosa e divengano più avidi di potere e di supremazia di quanto sarebbe opportuno. Continuando su questa strada, l'avidità di dominio e il timore di restare ignorati segneranno l'inizio del declino.
Apparentemente la ribellione partirà dal popolo, che avrà l'impressione d'essere inculcato da predominanti e sarà in ogni modo adulato da chi vorrà ottenere cariche pubbliche; perciò inorgoglito e cedendo all'impulso della sua prepotenza, il popolo non vorrà più obbedire a un'assoluta supremazia.
In seguito a ciò il governo avrà il nome, migliore di ogni altro, di libera democrazia, ma sarà in realtà della forma peggiore.
POLIBIO (*) Polibio (Megalopoli (Grecia), circa 206 a.C. – Grecia, 124 a.C.) fu lo storico greco antico del mondo mediterraneo. Studiò in modo particolare il sorgere della potenza della Repubblica Romana che attribuì all'onestà dei romani ed all'eccellenza delle loro istituzioni civiche e militari.
Pasquale Ametrano Vive in Germania, a Monaco di Baviera, ed è un taciturno operaio emigrato dal sud Italia. Sopra il suo letto, al posto della tipica mmagine devozionale, troneggia il rassicurante sorriso di Franco Causio, con la divisa della Juventus. La giornata di Pasquale inizia con uno sgradevole contrattempo provocato dallo scovolino del water, e prosegue con due robusti bockwurst a colazione.
L'uomo lascia la casetta e la teutonica consorte per recarsi al seggio nel "profondo Sud" (Matera) a bordo della propria Alfa Romeo Alfasud rossa. Spaesato in un mondo così diverso dalla tranquilla periferia e dall'Italia che aveva lasciato, nel corso del viaggio - appena messo piede sul suolo italiano - inizia a subire una serie infinita di furti e vessazioni. Silenzioso per tutto il film, arrivato al seggio Pasquale dà vita ad un accoratissimo quanto esilarante sfogo verbale. Esasperato a causa dei continui torti subiti, in un dialetto indecifrabile ai suoi stessi compaesani, chiude il film in modo più che brillante, con una frase lapidaria, l'unica comprensibile a tutti.
Immagini del film:Bianco, rosso e Verdone è il secondo film - articolato in tre episodi - diretto ed interpretato da Carlo Verdone nel 1981. Episodio con Pasquale Ametrano, operaio emigrato dal Sud Italia in Germania :-)
lunedì 22 giugno 2009
Nessun commento:
Posta un commento